LE CAMPANE DI CARDILE: IL SOCIAL NETWORK DI UN RECENTE PASSATO

Il borgo antico di Cardile

Nella moderna era dei social networks e della comunicazione di massa ci sembra impossibile pensare ad un periodo storico, non molto lontano, in cui queste tecnologie comunicative non esistevano. Anzi, molti, non possedevano nemmeno un orologio per scandire il tempo. Allora, nelle comunità veniva in soccorso il campanile e le campane.

A partire dal V secolo le basiliche cristiane iniziarono ad essere dotate di campanili. Verso la metà dell’VIII secolo il papa Stefano II ne costruì uno a S. Pietro. Le campane, sostituendo in Occidente l’uso della raganella o della simandra care ai monaci orientali, aggiungono un supplemento di festività alla liturgia.
Da questo tempo in poi la campana o le campane diventano componenti essenziali della storia segnando i momenti belli e tristi della vita di ogni comunità e scandendo il tempo che scorre inesorabile, ma che  avvicina sempre più l’uomo all’incontro con Dio. Il loro suono diventa significativo allorquando si articola nell’ambito di una determinata cultura. Si tratta di significanti il cui significato interessa l’intera collettività. Il suono delle campane è per eccellenza pubblico e, in molti casi, sacrale. Sacralità ancestrale, pagana, apotropaica, cristiana, civile s’avvicendano e s’integrano nel connotare tale richiamo che suscita atmosfere arcane e familiari, tanto gioiose, quanto funeste.

Le campane, un tempo, ci parlavano e noi davamo loro ascolto. Ogni loro melodia di suoni rappresentava un messaggio ben preciso. Così la giornata lavorativa e non della comunità era scandita dai rintocchi delle campane.

La mattina il sacrestano suonava il ‘mattutino’ con la campana più grande (‘o campanone), erano nove tocchi: tre volte tre tocchi distanziati tra loro. Così avvisava che il giorno stava arrivando e che il lavoro doveva iniziare.

A mezzogiorno il campanone suonava allo stesso modo, per annunciare la pausa dal lavoro e il pranzo. E per le campagne le voci dei contadini avvisavano i più lontani che era mezzogiorno.

Prima del tramonto, alla sera, il campanone suonava l’ “Ave Maria”, cioè di nuovo nove rintocchi distanziati a tre a tre. La giornata lavorativa era finita, e si andava a godere del meritato riposo a casa o con gli amici. Ci si segnava col segno di croce per ringraziare Dio di aver trascorso, e finito, un’altra giornata lavorativa.

Le campane erano, dunque, i messaggeri per la comunità, allo stesso modo dei social. Così c’erano dei codici di melodie per belle e cattive notizie. La melodia del Gloria, ripetuta due volte, annunciava l’arrivo del vescovo. Allo stesso modo fu annunciata la fine della seconda guerra mondiale. Al contrario, in casi nefasti, come l’arrivo di una tempesta, il campanone suonava ripetutamente a rintocchi lunghi e lenti.

Anche gli eventi luttuosi erano condivisi dalla comunità che si stringeva attorno alla famiglia. Il messaggio di cordoglio era annunciato dal suono del campanone a cui si associavano, alternandosi, i suoni delle campanelle, con rintocchi lunghi e lenti. Per la donna la serie di rintocchi si ripeteva due volte, intervallati da una lunga pausa; per l’uomo tre. Allo stesso modo si annunciava la scomparsa di una bambina o un bambino, però con il solo suono delle campane più piccole. Se, invece, il defunto apparteneva alla congrega suonava solo il campanone, con rintocchi singoli distanti l’uno dall’altro; come pure per i bambini le sole campanelle.

Il suono delle campane di Cardile veniva usato in estate anche per allontanare le tempeste di grandine che potevano distruggere i raccolti.

La domenica, e i giorni di festa, le campane, tutte assieme, campanone e campanelle, suonavano incessantemente per rallegrare gli animi delle persone, per annunciare di far festa e rallegrarsi per il giorno del Signore. Anche il tempo di Quaresima era scandito: ogni giorno, all’ora nona (ore 15), trenta rintocchi lunghi e distanziati, seguiti da tre rintocchi veloci, ricordavano l’ora della morte di Cristo e l’età del Salvatore.

Diventa dunque conveniente avvicinarsi a tali segni recuperandone storia e significato. In una cultura secolarizzata campane e campanili vanno riscoperti per una loro ricomprensione nell’immaginario spirituale e sociale della collettività. Il ripetersi degli scampanii dovrebbe risvegliare in ogni abitante, e in particolare in ogni credente, il senso religioso e civile della memoria collettiva e del destino eterno. Per quanto abituale sia il suono delle campane, di solito poco si sa della loro storia e di quanto abbiano rappresentato per le singole generazioni. Riscoprire le campane nella loro funzionalità e materialità è studiare la genesi di una lingua e gli strumenti per esprimerla. Tale avventura conoscitiva dà spessore alla quotidianità, evidenzia le caratteristiche culturali, riavvicina alla storia locale, fa riemergere particolari circostanze, ripresenta personaggi e ruoli scomparsi, infonde un afflato religioso sull’intera collettività. Committenze, maestranze, campanari, parroci, confraternite, fedeli tornano alla ribalta unendo la loro voce al suono delle campane.

La Chiesa di
San Giovanni Battista

La chiesa di Cardile, dedicata sin dalla fondazione a San Giovanni Battista, esisteva già nel sec. XVI: “die 1 mensis 8bris 1559 in Casale Cardilis (…) Francesco de Maio” – nel suo testamento – “legavit a la veneranda ecclesia de Sancti Joannis dicti casalis tertiam partem terrae et querquetum qua habet per territorio ditto Casalis ubi dicitur le Chianghe (…)”.

Il restauro dell'organo
"Zaccaria Pinto"

L’antico organo, collocato in apposita cantoria nella Chiesa di Cardile è stato costruito probabilmente nella prima metà del 1700 da Zaccaria Pinto e proviene dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Vallo della Lucania dove era collocato inizialmente. L’organo, di grande interesse storico e artistico, è rimasto, nella sua struttura, allo stato originale […]