BAMBINI DEL SAHARAWI

I BAMBINI DEL SAHARAWI INCONTRANO LA COMUNITÁ DI CARDILE

Il 24 agosto 2016, davanti alla Chiesa di Cardile, alla presenza di don Enzo, ex parroco di Agnano (Napoli) e del presidente dell’Oratorio di Cardile, dott. Angelo Rizzo, sono stati accolti dai bambini della Nostra comunità 8 piccoli profughi del Saharawi. Il Saharawi è uno Stato del deserto del Sahara che si è proclamato indipendente, ma che incontra difficoltà nel processo di autodeterminazione. Nonostante l’ottenimento a favore dello Saharawi di una risoluzione da parte dell’ONU, il Marocco ha costruito nella parte settentrionale un muro, secondo per lunghezza solo alla Muraglia cinese, fatto di fango di sabbia e di pietre entro il quale ha confinato questa popolazione, che vive all’interno di tende o di case costruite con mattoni di sabbia.

 

muro

Il muro costruito nel Saharawi

 

Festosa è stata l’accoglienza della popolazione di Cardile, che all’arrivo dei bambini ha cantato inni di amicizia. E’ seguito l’incontro con il sindaco di Gioi, dott. Andrea Salati, il quale ha sottolineato come nel 2000 si era già interessato della causa di questo popolo, tra i più poveri al Mondo, con una lettera a Sua Santità Giovanni Paolo II. I piccoli profughi sono stati ospiti a pranzo presso la sala dell’oratorio con un momento di socializzazione con i bambini di Cardile ed accompagnati da Giuseppina Rizzo, in qualità di guida e con l’ausilio di un interprete accompagnatore, hanno potuto visitare il borgo antico di Cardile, il presepe, il sentiero naturalistico e la Cappella della Madonna del Carmine. Tutti Noi, che siamo abituati a lavarci i denti o a farci la barba o la doccia con l’acqua a manetta e che ci lamentiamo quando qualche volta non esce acqua dai rubinetti, abbiamo percepito la preziosità dell’acqua nel momento in cui i bambini del Sahara hanno gioito quando hanno visto scorrere l’acqua sotto il ponte medievale e quando, nello scorgere la fontanella davanti la cappella, hanno fatto festa, correndo a dissetarsi. Questa popolazione del deserto, ci spiegava l’accompagnatore, è costretta a farsi decine di chilometri per portare nei loro villaggi l’acqua. Quando questi bambini tra qualche giorno rientreranno nella dura realtà del loro paese natio, il ricordo più presente nella loro mente, tra i vari aspetti del benessere degli Stati ricchi dell’occidente, sarà proprio l’acqua dei Nostri ruscelli e delle Nostre fontane. L’augurio che possiamo lanciare dalla Nostra piccola comunità di Cardile è che un giorno questi bambini con il loro popolo di appartenenza possano sperimentare la desiderata libertà preclusa oggi dai muri innalzati a suggellare il loro esilio, affinché, come ha detto il Papa, bisogna essere costruttori di ponti e non di muri, perché arriverà il giorno che chi costruisce muri sarà prigioniero delle sue stesse mura.