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Borgo di Cardile
...tra arte, storia, natura e tradizione
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La chiesa di Cardile, dedicata sin dalla fondazione a San Giovanni Battista, esisteva già nel sec. XVI: “die 1 mensis 8bris 1559 in Casale Cardilis (…) Francesco de Maio” – nel suo testamento – “legavit a la veneranda ecclesia de Sancti Joannis dicti casalis tertiam partem terrae et querquetum qua habet per territorio ditto Casalis ubi dicitur le Chianghe (…)”.
Nel mese di Settembre dello scorso anno nella Parrocchia di San Giovanni Battista di Cardile prendeva il via un progetto parrocchiale con l’azione Cattolica per la creazione di un oratorio parrocchiale che ponesse al centro dell’attenzione la socializzazione dei bambini e dei ragazzi di Cardile per prevenire ogni forma di devianza sociale.
Nella moderna era dei social networks e della comunicazione di massa ci sembra impossibile pensare ad un periodo storico, non molto lontano, in cui queste tecnologie comunicative non esistevano. Anzi, molti, non possedevano nemmeno un orologio per scandire il tempo. Allora, nelle comunità veniva in soccorso il campanile e le campane.
L’antico organo, collocato in apposita cantoria nella Chiesa di Cardile è stato costruito probabilmente nella prima metà del 1700 da Zaccaria Pinto e proviene dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Vallo della Lucania dove era collocato inizialmente. L’organo, di grande interesse storico e artistico, è rimasto, nella sua struttura, allo stato originale […]
A Cardile è in vita la confraternita del S.S. Rosario di antica costituzione. La data di istituzione, sicuramente indietro nel tempo, non si evince dallo statuto costitutivo ma è manifesta invece la finalità morale che l’associazione intende perseguire, di questo si riferirà nel seguito. Qualche indicazione storica riguardante questa confraternita è stata trovata presso l’archivio di stato di Salerno, fondo protocolli notarili del Distretto di Vallo della Lucania spulciando minuziosamente tra i documenti riguardanti gli atti notarili. Proprio da un atto notarile, redatto dal notaio Giacumbi Gennaro (di Gioi), tra l’altro è riportato che “ il 6 settembre 1715 veniva stipulato un atto attraverso il quale si istituiva un monte frumentario sotto il titolo del SS. Rosario, con il capitale di numerosi beni immobili posseduti dalla cappella”.
Un chiaro riferimento alla confraternita del S.S. Rosario è contenuto in un documento riguardante la visita pastorale del 14 gennaio 1736. In esso è riportato che l’altare del S.S. Rosario dalla confraternita, costituita da confratelli e consorelle, che provvedevano alla celebrazione di una messa cantata, due piane e tre notturne con lode ai defunti. Sempre nello stesso documento si legge che per il suddetto altare venivano celebrate dal clero due messe “singulis” e che il suo reddito annuo era di 14 ducati, mentre per i sacerdoti si percepivano 5 ducati. Inoltre a favore dell’altare esistevano dei legati (lasciti), come quello di donna Aurelia Pezza che aveva lasciato un fondo denominato “Prigliano”, con l’onere da parte degli eredi di celebrare una messa per ogni anniversario della morte. E’ doveroso riferire che il vescovo poteva rilasciare documenti (bullae instituctionis) comprovanti l’appartenenza di un determinato altare ad una determinata famiglia del paese, (o ad una confraternita) la quale provvedeva a rispettare gli obblighi fissati in una apposita tabella: celebrazioni di un numero fisso di messe, cura nell’addobbo dell’altare con fiori e candelabri, etc. a pena di interdizione ecclesiastica. Successivamente, il 10 giugno 1741, altra visita pastorale e nel documento redatto è riportato che la confraternita del S.S. Rosario vestiva un saio bianco e durante le processioni sfilava sotto un proprio gonfalone e un proprio vessillo.
Dal volume di Ebner “Storia di un feudo del mezzogiorno” sono riportati ulteriori riferimenti all’altare del S.S. Rosario ed alla confraternita oltre a notizie sulla sepoltura dei morti e rendite della chiesa prima dell’incameramento da parte dello Stato unitario. Un primo riferimento porta la data del 7 ottobre 1583 quando il vicario di mons. Belo visitò la chiesa parrocchiale S. Giovanni Battista. Nel decreto sono menzionati il fonte battesimale e l’altare del S.S. Rosario con immagine su tela. Il 24 maggio 1698 il vicario De Pace, fratello del vescovo, nel visitare la chiesa parrocchiale inventariò i redditi di tutti gli altari tra cui quello del S.S. Rosario, la cui confraternita nel frattempo era stata sciolta. Nel decreto si accenna all’esistenza di un cimitero e non alle solite sepolture costruite nelle chiese. Lo stesso vicario annota che da una porta del cimitero si accedeva al giardino del palazzo baronale. Ora se in quest’ultimo decreto è riportato che la confraternita era stata sciolta, si presume che antecedentemente al 24 maggio 1698 essa fosse operativa. Ricompare il nome della confraternita nel decreto redatto in seguito alla visita pastorale del 14 gennaio 1736 già citato in precedenza.
Giungiamo all’11 settembre 1875 quando mons. Siciliani visitò la chiesa di Cardile di cui era parroco Carmine Rizzo. Il vescovo dispose, data la mancanza nel casale di un cimitero (evidentemente quello preesistente si rese inutilizzabile dopo gli editti napoleonici) che le sepolture venissero predisposte ed eseguite nelle cappelle di S. Maria del Carmine, delle Anime del Purgatorio (distante dal paese) e di S. Rocco (nel centro abitato). Visitò gli altari dedicati a S. Giovanni Battista (patrono), a S. Antonio ed al S.S. Rosario. Riguardo a quest’ultimo viene inventariata una statua di legno, una corona di argento del Bambino Gesù e si annota l’esistenza di una congrega di carità e della confraternita. Nello stesso decreto sono riportate le rendite della chiesa, antecedentemente all’incameramento da parte dello Stato unitario, che si traevano da 19 fondi rustici, da una casa, da una bottega e da sette canoni enfiteutici, per complessivi ducati 77,10. Alla relazione sui redditi il parroco unì l’inventario degli arredi preziosi: tre calici (uno tutto d’argento delle confraternita del Rosario) con tre patene, turibolo con navetta, un ostensorio ed una croce di legno rivestita d’argento.
Il 9 giugno 1890 il vicario foraneo di Gioi, canonico Giovanni Speranza delegato alle visite da mons. Maglione, visitò la chiesa di Cardile, nel corso della quale annotò una reliquia di S. Rocco con autentica collocata in un ostensorio argenteo e inoltre visitò l’altare dedicato alla Beata Vergine del Rosario sul quale era collocata una statua della Madonna ben ornata e l’altare era provvisto del necessario (candelabri e croce) gestito dagli iscritti della confraternita del S.S. Rosario composta da cento iscritti tra uomini e donne che si preoccupavano di gestire l’altare sostenendo con gli oneri annuali la gestione delle messe da celebrarsi secondo l’apposita tabella.
Riprendendo il discorso sull’attuale organizzazione della confraternita credo sia necessario soffermarsi brevemente sul contenuto dello statuto che raccoglie una serie di norme e comportamenti a cui ogni organismo associativo deve fare riferimento. Pertanto una confraternita, essendo una associazione di persone che si mettono insieme per conseguire obiettivi e finalità comuni e specifici, deve basare il suo programma su precise direttive, contenute in uno statuto che ormai è diventato un testo unico e generalizzato per tutte le confraternite della diocesi di Vallo della Lucania. E’ finalità prioritaria da parte di una confraternita, promuovere, in un rapporto di piena comunione e fiducia con l’autorità ecclesiale, in spirito di fraterna solidarietà, la formazione cristiana degli associati e il loro attivo inserimento nella vita parrocchiale. Possono associarsi alla confraternita tutte la persone di ambo i sessi appartenenti alla stessa comunità, di sana moralità e che praticano con attiva partecipazione i sacramenti. L’ammissione viene deliberata dal consiglio direttivo dopo aver sentito il parere del Padre Spirituale. Nello statuto sono indicate le norme per indire assemblee, come ottemperare alla elezione dei componenti del consiglio direttivo, rinnovabile ogni tre anni e tutta una serie di norme riguardanti il ruolo del Padre Spirituale o Rettore, del priore, vice-priore, cassiere, segretario e maestro di cerimonia. Attualmente la confraternita del S.S. Rosario gestisce tre cappelle cimiteriali, partecipa ai funerali di confratelli e consorelle defunti ed alle processioni, nell’ambito del paese, in occasione di ricorrenze religiose. Provvede alla celebrazione di messe mensili di suffragio per i confratelli e consorelle deceduti e ad organizzare la festa del S.S. Rosario nella prima domenica di ottobre. Al presente la vestizione è limitata ai soli confratelli (si spera di estendere, a breve, tale pratica anche alle consorelle) e consiste in un camice bianco con cordone in vita e sopra una mantellina (mozzetta) a due colori: rosso e viola.
Viene spontaneo chiedersi se nel mondo di oggi, tendente alla globalizzazione e ad un progresso tecnologico sempre più avanzato, le confraternite abbiano ancora ragione di esistere. Personalmente penso di si. Perché nella società di oggi, così tecnologicamente evoluta, in cui prevale il materialismo, l’egocentrismo e l’edonismo che hanno sminuito il sentimento religioso e l’anelito verso una fede sincera e sentita, le confraternite possono giocare un ruolo fondamentale nella gestione di un processo di rinnovamento della vita religiosa e civile.
Voglio ancora aggiungere che è in programma la restaurazione delle statua del S.S. Rosario, di probabile periodo Barocco, ad opera della Sovrintendenza ai beni culturali di Salerno, in collaborazione con la scuola media di Gioi. Il restauro avverrà appunto a Gioi nel laboratorio appositamente allestito a cura degli studenti sotto la guida delle mani esperte dei restauratori della sovrintendenza. Il progetto sarà finanziato dalla banca del Cilento. Infine ci tengo a mostrarvi questo quadernetto, il più vecchio statuto in possesso della confraternita. E’ scritto a mano e credo che qualcuno di voi qui presenti lo riconosca. Lo hanno voluto i nostri antenati perciò racchiude in se parte delle nostre tradizioni e della nostra storia. Facciamo in modo da non stendervi sopra il velo dell’oblio.
Tutte le notizie storiche sono state estratte dal libro: “Cardile: la Chiesa di San Giovanni Battista” a cura di Carmine Rizzo ed edito dall’Associazione “Martiri Riccio” di Cardile.