Lo scorso 10 gennaio 2018 si è svolta la 3^ lezione di don Angelo sul “Perché si è persa la fratellanza”
I personaggi della scrittura sono paradigmatici nel senso che un personaggio delle scritture si ripresenta come modello nella storia delle persone.
Giuseppe interpretando il sogno del Faraone diventa ministro del regno e gestisce il periodo della carestia. Alcuni anni dopo la carestia spinse i fratelli di Giuseppe, eccetto Beniamino, a cercare cibo in Egitto. Giuseppe, non riconosciuto li fece incarcerare e, tenendo in ostaggio uno di loro chiese che tornassero a trovarlo insieme al loro fratello più piccolo Beniamino. Giuseppe liberò tutti i fratelli ma con un espediente (un furto simulato) fece accusare Beniamino per trattenerlo. A questo punto Giuda, uno dei nove fratelli, si offrì al suo posto rivelando che il padre sarebbe potuto morire alla notizia della perdita di un altro figlio, tanto era stato il dolore per la scomparsa dell’amato figlio Giuseppe. Giuseppe, constatando il cambiamento dei fratelli e commosso dal loro atteggiamento protettivo nei confronti di Beniamino, decide di perdonare i suoi fratelli e di accoglierli insieme al vecchio padre Giacobbe.
Colpo di scena finale quando Giuseppe ritrova i fratelli. Uno si aspetterebbe che Giuseppe chiedesse ai fratelli di mettersi in ginocchio, affinché chiedessero perdono in modo da farsi giustizia. Ma questa sarebbe stata una giustizia camuffata da vendetta. Spesso in Tv si è soliti ascoltare i familiari delle vittime di mafia dire “non vogliamo vendetta, ma giustizia”; ma questa non è giustizia. Giuseppe avrebbe potuto ragionare nello stesso modo; invece, abbraccia i fratelli e piange con loro: “non siete stati voi”, non li accusa, ma li scusa, dicendo che Dio lo aveva mandato lì per salvare il popolo dalla carestia. Molto spesso quando ci capita qualcosa ci chiediamo: “ma Dio che cosa vuole da me?”. Direbbe Manzoni ne “I Promessi sposi” a proposito della Provvidenza che “i guai quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore”, cioè Dio non manda mai una disgrazia se non per la realizzazione di un bene futuro. In definitiva Dio vuole far uscire da una situazione negativa qualcosa di buono. Si comprende che la tua vita è fatta per far sviluppare il bene anche attraverso qualcosa di negativo. La presenza sulla terra di ognuno è quella di arricchire oggi il mondo con un bene migliore rispetto a ieri. Questa è una possibilità che Dio da a tutti. In questo modo si comprende che è possibile ricostruire una relazione interrotta con i fratelli. Certe volte siamo capaci di impuntarci su certe situazioni su cui abbiamo ragione per una vita intera. Vuoi recuperare i fratelli, allora devi guardare il bene che puoi fare oggi. Recuperare i fratelli si fa’ senza indagare e accusare, il sogno di Giuseppe è quello di ritrovare i fratelli; come? Non partendo dal giudizio di come si sono comportati. Qual’è la differenza tra fratelli e amici?
L’amico te lo scegli, i fratelli non si scelgono. Due cose non si possono scegliere dove nascere e la morte. Il fratello lo trovi, non lo scegli. L’unico modo per ritrovarlo è quello di accettarlo. Il fratello lo devi accettare così com’è, con tutti i suoi limiti anche se provoca fastidio. Accettarli in modo incondizionato. Giuseppe li ha accolti, li ha accettati. Il tuo paese lo accetti, lo accogli così com’è. Non puoi allontarti. La tua famiglia è questa non puoi scappare, ma la devi accettare com’è. Devi accettare la storia che Dio ti ha mandato; solo così potrai recuperare i tuoi fratelli, senza giudizio. Quando il Vangelo dice: “Siate perfetti”, non chiede la perfezione che nessuno possiede, ma vuole intendere “siate misericordiosi come è misericordioso il Padre che è nei cieli”. Quando nutri sentimenti di misericordia verso chi ti ha offeso sei perfetto. Etty Hillesum che è vissuta in un momento storico di distruzione del senso dell’umanità, perché ebrea, quando ragionava con gli altri diceva sempre che non nutriva odio, perché solo se nasceva un sentimento diverso dall’odio nei confronti di coloro che ci sbranano è possibile realizzare una sopravvivenza. Lo diceva da ebrea, innamorata di Cristo. Una ragazza pakistana di nome Malala si dava da fare perché le ragazze pakistane andassero a scuola contro la volontà dei talebani che preferivano che il popolo vivesse nell’ignoranza, venne colpita da un proiettile di un fanatico, ma si salvò e venne premiata con il premio Nobel per la pace. Alle Nazioni Unite dove venne ospitata così dichiarò: “Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti”.
Lei cita persone di varie religioni, ma c’è un denominatore comune che parla di pace e di perdono. Puoi recuperare i sentimenti di pace e di perdono solo quando lo scopo della tua vita si fonda sulla misericordia.
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